Picasso e Vasari il mito, la leggenda, il mistero, aleggiano attorno a queste due figure

E' passata una settimana dall'ultima volta che abbiamo parlato di Picasso e sembra come se dovessi iniziare sempre dall'inizio.

Molte volte mi chiedevo se era il caso di parlare di una figura così complessa che ha messo in difficoltà molti critici del passato.

Io sto solo raccogliendo appunti che ne chiariscono la personalità e soprattutto ne individuano i processi naturali di trasformazione che portò l'artista alla determinazione della quarta dimensione in gergo al cubismo.

La scorsa volta abbiamo visto i luoghi dove amava rifugiarsi e dove il suo genio si è potuto sviluppare in particolare il Caffè Els Quatre Gats.

Tornato a Madrid non più da studente, ma da artista giovane e carico già di importanti esperienze, Picasso si lancia nel progetto di rivista " Arte Joven ", che ha l'obiettivo esplicito di inserire a Madrid il movimento Modernista catalano, legato a uno spirito di vaga ispirazione anarchica.

Picasso si occupò della direzione artistica assieme allo scrittore catalano Francisco de Assis Soler che curava la direzione letteraria.

Il primo dei tre numeri esce il 31 marzo del 1901: ha richiami allo Jugendstil europeo, con gli arabeschi e il decorativismo non dissimili a molte riviste di moda dell'epoca.

In un articolo dal titolo Psicologia della chitarra viene più volte ripetuto questo simbolo " la chitarra " è un simbolo dell'anima popolare e un simbolo del sentimento.

La forma della chitarra riecheggia la siluette di una donna.

Nella rivista Picasso pubblica caricature, ritratti, scene di vita urbana, accanto ai testi letterari e alle poesie degli amici, alle notizie della Catalogna, da Barcellona e dal Caffè Els Quatre Gats, ambienti con i quali non ha ancora perso il contatto.

Anche questo soggiorno madrileno è destinato a durare poco: Barcellona e poi di nuovo Parigi.

Nella città catalana Picasso espone pastelli del recente periodo parigino e madrileno presso la grande Sala Parès, in una mostra organizzata dagli amici della rivista " Pel y Ploma ".

Un articolo di elogio di Miguel Utrillo sulla stessa rivista, accompagnato da un ritratto di Picasso eseguito da Ramon Casas, parla a proposito dell'artista di " bellezza dell'orribile ",

di " osservazione che non perdona le debolezze della gente",

di " violenza nei gesti quotidiani " che era caratteristica del centro dove le arti fioriscono rigogliose.

I pastelli esposti, ora firmati Picasso e non più Ruiz, presentano varie e originali tecniche di composizione e di utilizzo del colore: leggerezza e luminosità delle tinte, utilizzo del supporto come sorgente di colore, singolarità e forza delle composizioni caratterizzano disegni come Donna davanti allo specchio e Abbraccio.

Picasso riparte immediatamente per Parigi, dove lo aspettano momenti decisivi per la sua attività artistica e dove sarà ospite del suo protettore Manach, al numero 130 di boulevard de Clichy: è la primavera del 1901. La stanza dove abita è descritta in più di un dipinto, il più celebre dei quali è la Stanza azzurra, così chiamata per il colore che pervade la scena.

La predilezione per il blu porta Picasso a prenderlo in considerazione come colore dominante della sua tavolozza per molti anni, dando vita al cosiddetto Periodo blu.

La prossima volta analizzeremo questo periodo in modo da capirne i significati profondi che hanno determinato le fasi evolutive che lo hanno portato a codificare le regole sintattiche del Cubismo.

Giorgio Vasari.

Proemio delle Vite.

(E' composto da 14 pagine tutte scritte in lingua madre, una sorta di traduzione del latino in italiano, e non è facile cogliere i significati.

Il lettore deve avere pazienza nel seguire le varie parti che ogni sabato verranno proposte, il metodo adottato è la sintesi del testo originario).

La Pittura come la Scultura sono state utilizzai dai popoli Egiziani come dai Caldei e i Gregi per l'utilizzazione del pennello e del colore.

Dell'una cioè della pittura e della scultura il Disegno è il fondamento anzi è l'anima che nutre l'intelletto.

Il Divino Architetto creò il mondo con il metodo " del levar e dell'aggiungere ".

Nel medesimo modo i buoni scultori e pittori nel quale nel modellare aggiungono e levano, riducono le imperfette bozze a quel fine e perfezione che vogliono raggiungere.

Il Vasari assegna principi divini alle arti, ponendo appunto nell'opera del creatore che forma il primo uomo e assegna, poi, alle varie parti del corpo il suo proprio colore, le origini della pittura e della scultura.

Non si può affermare per certo che l'imitazione si ebbe subito dopo il " Diluvio ".

Si ipotizza che l'uomo ebbe esigenza di rappresentare il creato e la sua immagine.

Si narra che Belo figlio di Nembrot (discendente di Cam, Genesi X. 8. 10.) circa duecento anni dopo il Diluvio, fece fare la statua di Semiramis (regina dell'Assiria) regina di Babilonia.

Nella edificazione della città, pose tra gli ornamenti non soltanto diverse specie di animali ma anche l'immagine di se stessa e di Nino suo marito, del suocero della suocera e dell'antisuocera, come racconta Diodoro, e chiamandoli con i nomi greci degli dei Giove, Giunone, ed Opi.

Gli antichi Egizi si dedicarono anche loro alla Pittura e alla scultura come racconta Diodoro nel descrivere il meraviglioso sepolcro dell'antichissimo re Simandio.

Cleofante Corinto fu il primo presso i Greci che usò il colore ed Apollodoro il primo che usasse il pennello. Seguì Polignoto, Tasio, Zeusi, Timagora Calcidese, Pitio, ed Alaufo, tutti celebratissimi; e dopo questi, il famosissimo Apelle, da Alessandro Magno tanto per quella virtù stimato ed onorato, ingegnosissimo investigatore della calunnia e del favore, come dimostra Luciano (il famoso scrittore greco del II sec. d. c. , descrisse un quadro di Apelle raffigurante La calunnia).

Gli artisti citati erano dalla nascita dotati dal cielo non solo dell'ornamento della poesia, come si legge in Pacuvio (Poeta Drammatico latino del ii sec. d. c. di cui restano pochi frammenti), ma anche di sensibilità del dipingere e nello scolpire.

Furono i Greci ad essere maestri nella scultura tra questi Fidia è uno dei più grandi del V sec. di cui restano ancor oggi i fregi del Partenone.

Seguirono Prasitele, Plicleto, , Lisippo, Pirgotele, Pigmalione.


23/03/2013

Fonte:

Cortese contributo dell'

Architetto Alessi Baldassare

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