Picasso e vasari mito o leggenda

Per fortuna siamo a fine settimana e lo stress si fa sentire dentro le ossa e nella mente.

Che dirvi è una strana sensazione ogni qual volta che mi accingo a parlare di questi due geni Picasso e Vasari mi sembra che sia sempre la prima volta.

Mi sento sempre un po a disagio, nel descrivere e raccontare la vita di questi luminari che hanno illuminato l'oscurantismo del loro periodo.

Il periodo storico in cui visse il Vasari sicuramente sarà stato pieno di insidie dove regnavano le corporazioni, caste nobiliarie e varie massonerie.

Per un uomo che voleva svelare i segreti esoterici nascosti nelle arti: scultura, pittura e architettura, sarà stata un'impresa ardua.

A differenza del Vasari Picasso visse in un periodo apparentemente felice da un punto di vista intellettuale, ma come vi ho raccontato negli articoli precedenti non è stato facile per lui affermarsi (vedi periodo blu) e soprattutto dare un suo contributo alla cultura.

L'ultima volta abbiamo visto che grazie alle frequentazioni del Caffe Els gats il suo genio si è sviluppato notevolmente anche agli impulsi di molti artisti e personaggi che frequentavano il locale di una generazione più vecchi.

Picasso, con Pallarès e Casagemas (quest'ultimo provvede per entrambi alle spese di viaggio)lascia Barcellona in direzione della capitale inglese, spinto da diversi fattori, non ultimi l'attrazione per i pittori preraffaelliti, per l'Inghilterra in generale e per le donne inglesi.

Si fermeranno prima a Parigi e per Picasso è la prima volta in terra straniera, dura solo pochi mesi ma è fondamentale per la sua vita.

Trova alloggio a Montmartre, un quartiere carico di fascino

" fin de siècle" dove il pittore e i suoi amici avrebbero abitato per lunghi anni.

Lo studio, appartenuto in precedenza all'amico artista Nonell, è in 49 rue Gabrielle, è divenuto presto luogo di sperimentazione per Picasso, il quale assimila vorticosamente gli esempi e le novità derivati dalle sue visite ai musei.

Le opere di Ingres, Delacroix, degli impressionisti, Van Gogh vengono divorate e traslate nella tela con grazia e maestria.

L'artista è incitato da uno stipendio di centocinquanta franchi al mese offerto da un ricco industriale catalano di nome Manach per produrre quadri, e dall'acquisto per cento franchi di tre quadri di corride da parte di Berthe Weill (la futura prima mercante di Matisse).

Grazie a questo lavoro si consolida il chiaro riferimento all'impressionismo e soprattutto prende riferimenti da:

Toulouse-Lautrec, Jean Louis Forain e Thèophile-Alexandre Steinlen sia nello spirito che nella scelta dei soggetti tratti dalla quotidianetà.

Come nella sua infanzia, Picasso scrive lettere in cui alle parole si sostituiscono immagini e disegni, ritratti e dettagli del mondo che lo circonda.

I tanti disegni parigini hanno come soggetto privilegiato le donne e il vino, proprio quel vino nel cui l'amico Casagemas cade.

Insieme si recarono dapprima a trascorrere le feste natalizie a Barcellona, e subito dopo, per Capodanno, a Malaga, dove Picasso incontra la famiglia, che rimane turbata e tristemente delusa dall'aspetto bohèmien e malandato dei due compagni.

Lo zio Salvador e il padre Josè restano scossi e adirati nei confronti di Pablo, che rompe definitivamente con la famiglia di Malaga, trasferendosi ancora una volta a Madrid.

Casagemas era tornato nel frattempo a Parigi, dove muore suicida, spinto da un moto di gelosia per una donna amata che non aveva ricambiato l'amore.

Picasso dipingerà il morto e il funerale di Casagemas (Evocazione), dedicati all'amico scomparso tragicamente.

Queste due tele, intrise di simbolismo, sono da considerarsi tra le prime sue opere del Periodo blu.

La prossima volta vedremo Picasso ritornare a Madrid non più da studente ma da Artista.

Vasari " Le vite ".

Al Santissimo e Beatissimo Giulio III Pontefice Massimo protettore e rimuneratore di queste eccellentissime arti le quali umilissimamente a sua beatitudine dedica e raccomanda Giorgio Vasari (pittore arentino).

Questa dedica apparve nella prima edizione delle Vite, che fu pubblicata a Firenze per i tipi di Lorenzo torrentino nel 1550.

Poi nella pagina seguente dedica al signor Cosimo Dè Medici duca di Firenze.

Vediamo che cosa scrisse Vasari a Cosimo Dè Medici: Eccellenza vostra, segue le orme degli illustrissimi suoi progenitori e della magnanimità nell'invogliare e favorire ed esaltare ogni sorte di virtù.

Si pone a protezione delle arti del disegno e nella sua casa sia rigogliosa la cura verso artisti che vi lavorano sotto la sua committenza. Io stesso Vasari sono stato allevato sotto Ippolito Cardinale dè Medici e sotto Alessandro suo antecessore, e amico del Magnifico Ottaviano dè Medici, dal quale io fui amato e difeso in vita.

La grandezza dell'opera e la fortuna che dovrà avere è nell'intelligenza e nella cura dei particolari.

Nel scrivere quest'opera non si è cercato di di ricevere lodi come scrittore ma alla pura mia intenzione di ricercare la verità nella descrizione di uomini illustri nel campo dell'arte.

Poi il vasari si scusa per qualche errore non essendo nato per scrivere ma per dipingere e dichiara rozza la sua opera e finisce con il dire: supplico la sua protezione, raccomandandomi umilissimamente, le bacio le mani.

Di vostra Eccellenza umilissimo servitore Giorgio Vasari, pittore arentino.

In una seconda lettera dedicata alla seconda edizione delle Vite, apparsa a Firenze nel 1568 presso i Giunti.

Cosimo I, detto il Grande, era successo nel 1537 ad Alessandro dei Medici, che era stato aiutato da Carlo V a rientrare in Firenze ed era stato creato Duca. Durante circa quarant'anni di governo Cosimo, oltre a mostrarsi grande uomo politico e accorto amministratore, fu, seguendo la tradizione della sua famiglia, illuminato protettore delle arti. Il ducato fu elevato nel 1559 a Granducato con la conquista della Repubblica di Siena, e Cosimo ne ricevette il titolo dal Papa. Mori nel 1574.

 

16/06/2013

Fonte:

Cortese contributo dell'

Architetto Alessi Baldassare

Seguici su Facebook