Investire in polizze assicurative: le polizze unit linked ed index linked

Sono diversi i prodotti che il mercato assicurativo offre: ecco come muoversi tra le offerte. E i risultati di una recente raccolta dati Ania sui trend dell'ultimo anno

Gli investimenti in assicurazioni sono tradizionalmente associati all’idea della sicurezza e della protezione del portafoglio. E questo è sicuramente uno dei grandi punti di forza delle polizze vita a capitale protetto o garantito, che adottano meccanismi di gestione per limitare le perdite di valore dell’investimento anche a fronte di movimenti di mercato negativi. Ma il mercato assicurativo odierno offre un gran numero di prodotti, ciascuno con le proprie peculiarità e i propri vantaggi o svantaggi.  

 


Le due principali categorie di assicurazioni la cui natura è prettamente finanziaria sono le polizze unit linked e le polizze index linked. Nel primo caso, il capitale versato dagli assicurati viene destinato a fondi di investimento che sono gestiti dalle stesse compagnie di assicurazione o da società terze specializzate. Le polizze index linked, invece, sono legate all’andamento di un indice sottostante tramite l’utilizzo di strumenti derivati di investimento. 

 



Altre tipologie di assicurazioni hanno una natura che è a metà strada tra l’investimento e la protezione. È il caso delle polizze di rendita vitalizia: prodotti che forniscono, alla scadenza, una remunerazione mensile il cui ammontare dipende dai premi versati e dall’andamento dei mercati. E se l’assicurato, malauguratamente, dovesse morire prima della scadenza? Le polizze miste mettono al riparo da questa opportunità, perchè versano direttamente ai beneficiari indicati nel contratto un capitale che serve come forma di indennizzo. Capitolo a parte per i Pip, i piani individuali pensionistici, che rappresentano una vera e propria forma di previdenza complementare privata. 

Nella scelta di una polizza finanziaria, poi, bisogna considerare con particolare attenzione due fattori ulteriori: il tasso di retrocessione, che indica il rendimento lordo della gestione riconosciuto al cliente (un tasso del 90% significa che il 90% del rendimento viene attribuito al titolare della polizza, mentre il 10% viene trattenuto dalla compagnia); e il tasso tecnico, vale a dire il rendimento minimo garantito della polizza. 

La varietà di strumenti e la relativa sicurezza delle polizze rappresentano i principali vantaggi delle assicurazioni come forma di investimento. A questi si aggiungono alcuni aspetti del trattamento fiscale: i premi versati per sottoscrivere polizze vita a scopo assicurativo, infatti, sono detraibili per il 19% sino a un limite di circa 1.291 euro. Inoltre, se l’assicurato muore, il risarcimento che viene versato ai suoi eredi non è soggetto a tassa sulle successioni. Se invece si guarda alle polizze unit o index linked, la parte del capitale in gestione che viene reinvestita in obbligazioni di Stato usufruisce dell’aliquota ridotta del 12,50% anzichè del 20 per cento. 

Il rovescio della medaglia è dato dai costi. Le polizze non sono prodotti a buon mercato. Bisogna pagare i premi mensili, l’aliquota sulle rendite finanziarie, i caricamenti che coprono le spese di gestione da parte delle società di assicurazioni. Nel 2010, il rendimento medio lordo delle gestioni vita in Italia è stato del 4,7% circa, mentre tra il 2002 e il 2008 si è attestato al 3,5% circa. Ma al netto delle tasse e dei caricamenti (variabili di compagnia in compagnia) il rapporto tra investimento e performance si riduce sensibilmente.

 

Rendimenti a parte, nel primo semestre 2012 le sottoscrizioni di nuove polizze vita sono diminuite drasticamente. Stando agli ultimi dati Ania, dal luglio del 2011 al luglio del 2012 la nuova produzione di premi per il ramo vita si è ridotta del 15,5 per cento. Il trend negativo è legato direttamente alla crisi: oggi gli italiani si indirizzano principalmente verso gli strumenti a capitale protetto o garantito, per difendere i propri risparmi. Ma le banche, a caccia di capitale, preferiscono collocare le proprie obbligazioni piuttosto che proporre le polizze vita delle compagnie di assicurazioni.

 

25/09/2012

Fonte:

http://www.reteingegneri.it

 

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