Iniziati i lavori per la ridefinizione del sistema estimativo del catasto dei fabbricati

Il Governo ha un anno di tempo per mettere a punto la riforma del catasto. Entra in vigore la legge delega per la riforma fiscale, contenente i principi all'interno dei quali dovrà essere ridefinito il sistema estimativo del catasto dei fabbricati. La legge concede infatti all'Esecutivo un anno di tempo dalla sua entrata in vigore per formulare decreti legislativi ad hoc.
Intanto il direttore generale dell'Agenzia delle Entrate ha annunciato nel corso di un'audizione parlamentare che i lavori sono iniziati: «Stiamo già partendo sulla riforma del catasto prevista dalla legge delega e abbiamo già costituito un gruppo di lavoro in itinere della legge delega che sta dando i primissimi risultati» ha affermato Attilio Befera.


Anche se i presupposti ci sono tutti, il lavoro è comunque lungo. L'orizzonte temporale dell'intera operazione di revisione non potrà che essere pluriennale: «presumibilmente non inferiore a cinque anni» aveva stimato lo stesso Befera in una indagine conoscitiva svolta in Commissione Finanze del Senato lo scorso giugno.


Il metodo di valutazione

Il Governo dovrà dunque rivedere il metodo di valutazione delle unità immobiliari urbane e soprattutto il loro valore, non più misurato secondo il numero dei vani ma in base al metro quadro. Punto chiave è la definizione degli ambiti territoriali del mercato immobiliare. Bisognerà cancellare le vecchie classi e categorie e rideterminare le destinazioni d'uso catastali, suddividendole in ordinarie e speciali. Oggi ad esempio gli immobili a destinazione ordinaria sono le abitazioni, gli uffici privati e pubblici, i negozi, etc..
Con la riforma saranno determinati anche il valore patrimoniale medio e la rendita media, attraverso delle funzioni statistiche che dovranno essere messe a punto dal Governo. Per le unità immobiliari riconosciute di interesse storico o artistico, dovranno inoltre essere previste adeguate riduzioni sia del valore patrimoniale medio ordinario che della rendita media, che tengano conto dei particolari e più gravosi oneri di manutenzione e conservazione ed anche dei vincoli legislativi a cui questi beni sono sottoposti.


Il decentramento

È assicurato, inoltre, il coinvolgimento dei Comuni nel processo di revisione delle rendite, una partecipazione che ha anche lo scopo di assoggettare a tassazione gli immobili ancora non censiti. Si cerca di riprendere il processo di decentramento delle funzioni catastali iniziato nel 1998 (DLgs 112/1998) e poi con la finanziaria del 2007 (legge 296/2006) che rimetteva ai Comuni la scelta del grado di partecipazione alla gestione diretta delle funzioni catastali. La legge delega batte in particolare sulla valorizzazione di esperienze di decentramento già sperimentate positivamente in alcune città d'Italia.
Altro compito del Governo è ridefinire le competenze e la composizione delle Commissioni censuarie provinciali e della Commissione censuaria centrale. Dovranno farne parte i rappresentanti dell'Agenzia delle Entrate, rappresentanti di enti locali, professionisti e tecnici e docenti qualificati in materia di economia ed estimo urbano e rurale, esperti di statistica ed econometria, nonché di magistrati appartenenti alla giurisdizione ordinaria e amministrativa. Le Commissioni, peraltro, avranno anche il compito di validazione delle funzioni statistiche che servono per la determinazione della rendita catastale e del valore patrimoniale.


Semplificazioni e incentivi

La riforma dovrà anche servire a semplificare la possibilità di accesso ai dati catastali da parte dei Comuni, dei professionisti e dei cittadini. Infine la legge delega, nella parte che riguarda la riforma del catasto, delega il Governo affinché preveda un regime fiscale agevolato che incentivi la realizzazione di opere di adeguamento degli immobili alla normativa in materia di sicurezza e di riqualificazione energetica e architettonica.

03/04/2014
Fonte:
http://www.professionearchitetto.it

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