L’importanza della luce nell’arredamento. Come scegliere l’illuminazione per i vari ambienti

Se dalle tavole di un palcoscenico si alzasse lo sguardo verso l'alto si scoprirebbe, almeno nei teatri attrezzati, una moltitudine di lampade colorate, mischiate in maniera apparentemente casuale, ma distribuite uniformemente da un lato all'altro del palco. Se la scena fosse illuminata a giorno i proiettori sarebbero quasi tutti accesi; se invece lo scenografo decidesse di caratterizzare in maniera particolare la situazione rappresentata, è probabile che solo alcune luci di determinati colori sarebbero accese mentre altre sarebbero spente o smorzate.


 

Riprodurre l'illuminazione di una viuzza di paese nel pieno della notte impone allo scenografo uno studio sulla qualità cromatica dei lampioni stradali, e non potendo montare dei veri e propri lampioni stradali in teatro, dovrà ricreare quella particolare qualità di luce utilizzando i proiettori colorati, opportunamente regolati, che ha a disposizione in teatro. Un bravo scenografo coadiuvato da un buon datore luci riesce a simulare situazioni di luce particolarissime: dai vecchi ambienti interamente illuminati a lumi o candele fino alle più incredibili ambientazioni avveniristiche concepite dai registi della post-fantascienza.

Anche il cinema si serve degli stessi artifici tecnici per riprodurre in studio tutti i tipi di illuminazione immaginabili, con l'unica differenza che insieme allo scenografo ed al datore luci opera anche il "direttore della fotografia", il quale ha il compito di regolare la luce tenendo presenti le caratteristiche della pellicola o dei sensori digitali di ripresa. Questo perché la pellicola possiede una sensibilità assolutamente meno elastica rispetto all'occhio umano.

Se si entra in un ambiente interamente illuminato dalla luce diurna di una giornata serena, l'occhio umano percepisce i colori in maniera naturale. I rossi saranno rossi, i verdi verdi ed i blu blu. Alcuni colori sembreranno più luminosi di altri (il giallo, gli arancioni, i verdi chiari), altri appariranno meno luminosi (i blu, i verdi scuri, le porpore ecc,). Il nostro occhio e la nostra mente saranno a loro agio e tutto ci apparirà visivamente normale.

Se decidessimo di passare rapidamente ad una stanza esclusivamente illuminata da una lampadina ad incandescenza, nei primi istanti percepiremmo una notevole differenza cromatica: tutto ci apparirebbe più rossastro; ma nel giro di pochi secondi i nostri occhi ed il nostro cervello opereranno una magia interpretativa. Sebbene alcuni colori ci appariranno un poco più spenti, torneremmo a percepire i colori quasi come se fossero illuminati dalla luce del giorno. Accade in pratica che la memoria cromatica, che ormai risiede stabilmente nel nostro cervello, traduce ciò che viene inviato dagli occhi in immagini cromaticamente più equilibrate, come se fossero illuminate dalla luce del giorno.
Percepiamo colori illusori, in gran parte non corrispondenti alla realtà: tutto ciò grazie alla capacità di interpretazione ed adattamento del nostro sistema visivo.

Una macchina da presa non ha questa capacità di "autoadattamento" e così è necessario, all'atto di riprendere anche solo con una macchina fotografica un soggetto, dirgli in anticipo qual'è il contesto di illuminazione dove è collocato il soggetto. Il direttore della fotografia, nel cinema, ha appunto il compito di mettere in relazione la sensibilità della pellicola o della macchina da presa digitale, con la qualità dell'illuminazione necessaria a riprodurre la scena.

 

In casa possono esserci diverse fonti di luce, ognuna della quali capace di "colorare" l'ambiente in maniera caratteristica.
Le lampadine ad incandescenza hanno, come già detto, la particolarità di emettere una luce rossastra, più rossa per le piccola potenze, un poco meno per le potenze più elevate.

Una lampada al neon, invece, emette una luce più blu, ed inoltre mancherà totalmente di una piccola parte dello spettro luminoso, parte che comunque verrà compensata dal nostro occhio.

Questa capacità di adattamento dell'occhio umano non è miracolosa e molto dipende da come la nostra mentre vede soggettivamente il mondo che lo circonda.
Un vegetariano convinto quando vedrà un pezzo di carne cruda la percepirà più bluastra di come la vede invece un patito delle costate alla fiorentina. I macellai, del resto, tendono a presentare al banco le proprie carni illuminandole con luci che ne enfatizzino le "nuance" rosate o rosse vive.
Capita talvolta di farsi affettare in salumeria un prosciutto che appare rosa come un confetto; poi, a casa, aperto il pacchetto sotto una luce al neon, il prosciutto appare azzurro, il contrario di ciò che si potrebbe definire "appetitoso". Non è il prosciutto che si è deteriorato precocemente, ma sono le diverse fonti di luce che cambiano l'aspetto delle cose.

Il rosso, nella concezione dietetica mediterranea, è ritenuto il colore più appetitoso e salubre, ed è per questo che dovendo illuminare un tavolo da pranzo è bene affidarsi a fonti di luce calde quali le normali lampadine ad incandescenza o le nuove lampadine a basso consumo energetico che hanno spettri di luce simili a quelle delle lampadine al tungsteno.

Nello studio, e soprattutto se si elaborano materiali colorati (disegni, fotografie ecc.) sarebbe meglio affidarsi ai moderni tubi fluorescenti che emettono luce di tipo "day light". Ci sono anche delle ottime lampadine a basso consumo con la stessa qualità "day light", le quali oltre che fornire una luce più equilibrata, permettono anche un buon risparmio energetico.

In uno studio, poi, è indispensabile che le pareti siano rigorosamente bianche, e pure i tavoli ed i mobili perché, la riemissione di luce colorata da parte di mobili colorati tenderà ad influire sulla qualità cromatica generale della luce nell'intero ambiente.

In bagno vanno benissimo le normali lampadine ad incandescenza o quelle a basso consumo. Le piastrelle di rivestimento possono essere del colore che si preferisce (anche scuro) ma il soffitto dovrebbe sempre essere bianco o molto chiaro. La specchiera, poi, più chiara è, almeno nelle parti prospicienti lo specchio e la fonte di illuminazione, meglio è.

Per il soggiorno si possono combinare fonti di luce diverse cercando, di non accostare in maniera sovrapposta fonti di luce calde (lampadine normali) e luci fredde (day-light). Il tavolo da pranzo, le luci vicine al divano, i piccoli "abat-jour" sono più adatti alle luci calde. La zona "verde" "piante e fiori" potrebbero essere illuminate da faretti "day-light" opportunamente orientati. Se si disponesse di quadri di valore e li si volesse valorizzare si potrebbero illuminare con delicatezza attraverso piccoli faretti "day-light" che discendono dal soffitto.

Le lampadine monocromatiche cioè quelle che emettono luci fortemente caratterizzate da un colore (blu o rosse) sono sconsigliabili perché costringo l'occhio e la mente ad un lavoro di adattamento molto faticoso e stressante.

Anche tende trasparenti di colore troppo saturo possono alla lunga stancare: se si desiderano colori di tende vivi allora sono preferibili tende meno trasparenti, cioè meno capaci di modificare la luce neutra che proviene dal sole.

Queste considerazioni sono da ritenersi di ordine "generale" e l'approccio soggettivo può sempre rivelarsi una buona guida di orientamento.

 

10/10/2013

Fonte:

http://www.gremus.it

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