Produzione biogas da scarti agricoli, zootecnici e rifiuti urbani

Otto miliardi di metri cubi.
E’ questo il biogas che l’Italia potrebbe produrre ogni anno dagli scarti agricoli e zootecnici e dalla frazione organica dei rifiuti urbani, se solo non li buttasse via.
Ogni anno il Bel Paese importa dall’estero oltre 70 miliardi di metri cubi di gas.
Con gli impianti di biogas parte di questa quota potremmo produrla in casa coprendo fino al 15% del fabbisogno energetico nazionale.
Ma allo stato attuale, in Italia ci sono poco meno di 1.000 impianti di biogas, a fronte dei 10.000 installati in Europa, di cui 8.000 soltanto in Germania.

Ed è proprio la tecnologia tedesca a fare la parte del leone, anche negli impianti italiani.
Funziona ma ha un grosso limite: utilizza solo mais e produce esclusivamente biogas.

Un’alternativa esiste ed è quella che vi vogliamo raccontare.
E’ un brevetto dell’ENEA ed è già in funzione il prototipo realizzato in collaborazione con il Centro Ricerche per l’Agricoltura di Montelibretti, in provincia di Roma.
Si tratta di un impianto a doppio stadio che produce biometano e idrogeno, a partire da qualsiasi tipologia di scarto organico.

Raffaele Liberatore (ENEA) “Questo impianto ha un’alimentazione che è costituita dal 60% di scotta e dal 40% di liquame che è contenuta in questo serbatoio dal quale si muovono giornalmente 250 litri di questa alimentazione e vanno al bioreattore di produzione dell’idrogeno nel quale vengono prodotti circa 1 m3, 1,5 m3 di idrogeno mentre il suo prodotto liquido va al secondo bioreattore per la produzione di metano nel quale viene prodotto giornalmente tra i 4,5 – 5 m3 di metano. Se facciamo un confronto con un impianto tradizionale, quest’ultimo produrrà soltanto metano e non idrogeno con una produzione che va dai 3 ai 3,5 m3 al giorno”.

Il biogas prodotto dall’impianto viene pulito attraverso una serie di filtri e diventa “biometano” un combustibile a tutti gli effetti del tutto simile a quello che abbiamo in rete e che arriva nelle nostre case.
Con questo biocombustibile si possono alimentare vetture a metano o far funzionare motori che generano contemporaneamente corrente elettrica ed energia termica.

Visitando l’impianto, si rimane stupiti dall’assenza di cattivi odori, nonostante la materia prima utilizzata, che invece, se rimanesse a macerare all’aria aperta, avrebbe un rilevante impatto sull’ambiente.

E’ molto importante, quindi, mandare gli scarti organici in un ciclo chiuso come quello dell’impianto di biogas. A questo punto, dopo aver estratto il biometano prodotto, l’unica emissione inquinante dell’apparato sarebbe la CO2, che invece rimane intrappolata nel digestato, il rifiuto dell’impianto.

Ma in questo processo nulla si getta via.

Anche il digestato, se correttamente trattato, non produce cattivi odori e può essere utilizzato come fertilizzante al posto dei concimi chimici.
Giulio Izzo (ENEA) “Se noi diminuiamo il contenuto di azoto nel digestato, questo digestato può arricchire il suolo agricolo di materiale organico e non provoca il problema dell’inquinamento delle falde da nitrati. Noi su questo abbiamo depositato un nuovo brevetto”.

Spesso gli impianti di biogas vengono accusati di diffondere batteri pericolosi per la salute e l’ambiente.
Giulio Izzo (ENEA) “Ora questo rischio è stato completamente smentito da una serie di lavori scientifici recenti e molto accurati che sono stati effettuati in Svezia, in Germania, in Austria e in Italia dal 2010 al 2013. Questi lavori dimostrano che se entrano batteri patogeni nell’impianto, questi batteri non sono più presenti nel refluo finale”.

Grazie al biometano l’Italia potrebbe centrare l’obiettivo del 20% di energia da rinnovabili e del 10% di carburanti alternativi nei trasporti al 2020, così come ci impone l’Unione Europea.
L’agricoltura andrebbe incontro ad una seconda giovinezza perché la produzione di energia contribuirebbe all’integrazione del reddito agricolo e alla messa a profitto degli scarti.
Vantaggi economici a parte, anche l’ambiente ne trarrebbe beneficio.
L’impianto di biogas brevettato dall’ENEA è a zero emissioni, si adatta a qualsiasi tipo di scarto e privilegia la filiera corta, perché l’apparato sorge proprio lì dove c’è la materia prima da utilizzare.

Lo Stato italiano destina incentivi per la realizzazione di impianti di biometano, in particolare quelli alimentati da reflui animali.

E’ arrivato il momento per investire sul biogas

10/10/2013
Fonte:
http://webtv.sede.enea.it/