Aldo Rossi un mito o una leggenda

Mito e leggenda riecheggia ancora nelle menti ormai mature di molti Architetti che hanno conosciuto il luminare durante la loro formazione.

Il linguaggio esoterico nascosto, fatto di veli e segreti occulti, sono le riflessioni che riecheggiavano nelle mure della facoltà di Architettura.

Sono state e rimangono motivo di discussioni accese durante i seminari e lezioni.

Non so dirvi cosa di preciso mi colpì di questo Architetto so solo che ebbi delle strane sensazioni, sentii una strana sinfonia riecheggiava nelle corde dell'anima.

L'armonia e la disarmonia sono congetture che mi ripetevo sempre quando analizzavo le opere si Aldo Rossi.

Molti intellettuali dell'epoca lo consideravano rigido nelle forme e poco illuminato nella creatività, ma forse erano invidiosi dalla sua fermezza nel prendere riferimenti dei maestri del passato e soprattutto memorie storiche dell'antica Grecia.

In una sua monografia (che comprai), mi colpì una sua fotografia vicino ad una colonna del Partenone ad Athene, come a dimostrare che i suoi riferimenti erano dell'arte classica che sapientemente aveva traslato in architetture moderne.

Una sorta di rilettura del passato riproponendola in chiave moderna.

Ieri vi ho parlato di Aldo Rossi e ho accennato al suo metodo progettuale e soprattutto ai suoi maestri.

Egli scrive: dai maestri di epoca moderna ho imparato molto da Mies van der Rohe, da Adolf Loos e da Heinrich Tessenow; per non parlare dei miei contemporanei che mi porterebbero molto lontano.

Dal primo ho imparato che il particolare è invenzione solo se è applicazione della mente alla chiarezza del risultato e che così ci preserva da ogni falsità dell'effetto, dal secondo ho appreso a fuggire o almeno temere l'inganno che si nasconde anche in ciò che crediamo ottimo perché l'inganno non consiste solo nell'ornamento ma anche nell'abitudine e in ciò che ci diletta senza accrescere noi stessi, dal terzo ho appreso che il mestiere è parte della ragione e che può attuarsi con mezzi diversi come l'ironia o la riduzione all'elementare, per affrontare le soglie ultime dell'inesprimibile.

Gli architetti si ricollegano direttamente agli antichi che ricercarono in ogni elemento, arte - scienza per ritrovare i veli nascosti da simboli esoterici.

Attraverso questa indagine si riesce ad individuare la base della tecnica e del bello.

Per realizzare questo essi usarono in architettura diversi modi una sorta di "Traslato" che i Greci chiamavano metafora, e che Quintiliano indica come il primo e il più bello dei tropi (. . . . tropus est verbi vel sermonis a propria significatione in aliam cum virtute mutatio).

Domani approfondiremo il metodo adottato da Aldo Rossi e cercheremo di estrapolare i concetti più interessanti.

 

Continuiamo a parlare dell'architettura organica.

In un'accezione letterale e materialistica, l'aggettivo <<organico>> è dunque giustificato solo in rapporto ad alcuni oggetti del designer moderno, alle maglie di Aalto, al profilo delle sue sedie, ancor più alle poltrone di Eero Saariner; sul terreno psicologico e umano, alla maggiore attenzione per la qualità del quotidiano e per le singolari inclinazioni dell'utente.

In chiave figurale, l'organico si definisce, come vedremo, contrapponendosi al geometrismo, agli standards artificiosi, alla scatolarità e al nudismo di tanta architettura 1920-30.

Al gusto del quadrato e dei rettangoli subentra l'interesse per una molteplicità di forme ondulate; ad un impegno preminentemente puntato sui volumi, una volontà creativa di spazi umani.

Come evince la riflessione dell'autore il termine organico è stato nel corso dei secoli fonte di tante accese discussioni di storici dell'arte, per cui cerchiamo sapientemente di trarre delle conclusioni con una coscienza critica.

Tutto è in continua trasformazione ed evoluzione e solo con questa consapevolezza che si può creare un'architettura organica.

Criteri per progettare in maniera biologica.

Ieri ci siamo soffermati al valore della ventilazione naturale e alla massa d'aria che può essere di vario tipo e che sono presenti in un determinato luogo.

Alcuni di questi vengono comunemente denominati venti, mentre altri si dividono generalmente in correnti ascendenti e discendenti.

Questi spostamenti di masse d'aria sono originati dalla differenza di pressione originata in zone atmosferiche vicine ma diversamente influenzate da fattori di tipo termico o di tipo prevalentemente meccanico.

Negli spazi aperti risulta certamente determinante il ruolo svolto dall'orografia del luogo, dalla presenza di masse d'acqua e dalle barriere di tipo vegetale, mentre, al contrario, negli spazi costruiti, la morfologia e la densità degli insediamenti possono condizionare fortemente l'andamento delle masse d'aria, modificandone conseguentemente la velocità e la loro qualità complessiva.

In un determinato luogo quindi, la conoscenza delle caratteristiche principali dei venti come, ad esempio, la direzione e la velocità, consentono di poter intervenire in maniera adeguata nella realizzazione di un manufatto, attraverso, ad esempio, l'utilizzo di schemi naturali o vegetali che possono attenuare, ed anche in alcuni casi accelerare, i flussi d'aria in funzione dei livelli di confort desiderati nell'edificio.

All'interno degli edifici la dimensione e la disposizione delle aperture, nonchè la distribuzione degli ambienti, condiziona fortemente la ventilazione indoor, così come la scelta appropriata delle aperture garantisce il necessario ricambio d'aria.

Domani continueremo a parlare delle implicazioni naturali sull'organismo architettonico. Tutto sembra casuale ma non lo è quando si ha coscienza nel costruire. Purtroppo per secoli si è dato in mano quest'arte a gente senza scrupoli palazzinari avidi di denaro che hanno distrutto e rotto il delicato equilibrio naturale.

 

 

12/03/2013

Fonte:

Cortese contributo dell'

Architetto Alessi Baldassare

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